Aikido a dosi omeopatiche

Un carissimo amico, sulla base della sua esperienza di oltre cinquant’anni di pratica e insegnamento di Aikido, ha condiviso con noi una sua riflessione, che riassumiamo così:

Le persone che si avvicinano all’Aikido sono malate e l’Aikido è come una medicina omeopatica. O ti guarisce o peggiora il tuo male, uccidendoti.

Non entriamo nel merito dell’omeopatia; piuttosto ci concentriamo su questa affermazione, molto potente.

Le Discipline Marziali, correttamente interpretate, insegnate e praticate, aiutano l’individuo a trovare strumenti efficaci di equilibrio psicofisico ed emotivo. Di conseguenza, esercitano un fascino magnetico, istintivo su tutte quelle persone che vivono in una dimensione di squilibrio.

Fin qui abbiamo conosciuto tantissime persone, in tanti contesti. Alcune di queste sono esempio vivente di un equilibrio coltivato, raggiunto e ridefinito giorno dopo giorno con un continuo lavoro su di sé.

Ma, nella norma e soprattutto nelle condizioni iniziali, possiamo serenamente affermare che la maggior parte di noi vive come un pendolo. Oscilla da condizioni di quiete e serenità verso condizioni di maggior turbinio interiore.

Una condizione che rende le persone “malate”, usando il termine forte del nostro amico.

L’Aikido è una disciplina che può generare piccoli, radicali cambiamenti, in chi la pratica. Lo fa per mezzo di due elementi: il primo è il linguaggio tecnico, per sua natura rigoroso. Il secondo è la dinamica relazionale attraverso la quale il praticante si esprime per mezzo del linguaggio tecnico.

Se questi piccoli cambiamenti arrivano a comunicare al cuore del praticante e il praticante riesce, nonostante tutto, a comunicare a sua volta al cuore del suo compagno, allora la dose omeopatica di Aikido inizia a produrre un processo “di guarigione”.

La postura cambia e con essa il modo di vedere le cose in un’accezione più paziente, più profonda. Più capace di chiarezza con sé e con gli altri e, proprio per questo, più aperta a creare connessioni, ponti, relazioni.

Mano a mano che le tensioni muscolari diventano consapevoli, si allentano anche determinate rigidità mentali. Vere e proprie sbarre che l’ego costruisce per impedirsi di mostrarsi per quello che è: se non malato, certamente immaturo.

Si va verso quella che era ed è l’intuizione portante dell’Aikido di Morihei Ueshiba: una via per purificare se stessi e dunque uno strumento per fare degli esseri umani una sola famiglia.

In conclusione, si può guarire attraverso l’Aikido? Certamente sì: è stato pensato per diventare persone migliori.

Si può morire di Aikido? Probabilmente il rischio c’è. Se alla fine siamo sempre gli stessi, se diventiamo abili manipolatori dei termini e spacciamo la nostra comfort zone per ricerca, allora possiamo essere anche iperprestazionali ma essere morti dentro.

Per citare sempre il nostro amico, di fronte alle istanze di cambiamento possiamo sempre sgusciare via come un pesce prendendo le cose in tenkan. Fuggendo.

Disclaimer Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels

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1 Comment

  1. Questo discorso vale anche per le altre discipline e in generale vale per la vita che in sé stessa è cambiamento continuo. Spesso non ci piace cambiare, è più comodo percorrere il già noto. Ma come diceva Papa Francesco, l’acqua ferma imputridisce… Accettare di modificarsi, si spera in meglio, significa vivere e offrire ossigeno anche a chi ci sta vicino.

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