Happīīsutā, vivere la gioia della Pasqua oltre le differenze

L’altra sera, presso il Centro dell’Associazione Interculturale Giappone – Italia Sakura, la prof. Aya Nakata è entrata all’improvviso in sala per offrire ai presenti degli ovetti di cioccolato per augurarci buona Pasqua.

E’ stato un gesto per me inaspettato, molto delicato e che ho molto aprrezzato. Ho imparato in questi ultimi tempi che molte persone straniere che vivono da anni in Italia conoscono molto bene le nostre tradizioni e la nostra storia, spesso anche meglio di noi, anche se ovviamente, non fanno parte della loro cultura.

Per un Giapponese, che generalmente è shintoista/buddista (i cristiani sono una piccola ma vivace minoranza, là), la Pasqua è una festa di noi “gaijin”, stranieri. Tanto è vero che nella loro lingua hanno preso il calco inglese “Happy Easter”,  ハッピー イースター (Happī īsutā).

Per chi è cristiano, la Pasqua è il centro della fede: tutto si basa sul ritenere credibile la testimonianza di chi ha visto con i propri occhi l’uomo-Gesù, crocifisso, morto, sepolto e risorto. Tutto il resto, dalla forma con cui la religione declina questo messaggio, all’etica che ogni credente dovrebbe tenere, è conseguenza di questo incontro.

Un incontro avvenuto duemila anni fa tra persone come noi e Gesù.

E che avviene ancora oggi, per chi crede. (Anzi: chi crede afferma che questo incontro avvenga comunque con tutti).

Esattamente come tutti gli incontri che facciamo noi ogni giorno nelle nostre attività. Incrociamo sguardi, suoni, parole, corpi, pensieri. Come sul tatami, del resto.

Una gentile Giapponese che mi fa gli auguri di Pasqua è una sfida, una provocazione che spinge la mia ragione al limite.

E spinge anche il mio cattolicesimo al suo centro. Al cuore di un Amore che si identifica con una persona, che ama tutti indistintamente con cuore di Padre, di Madre, di Fratello e che chiede “nient’altro” che immergersi in questo Amore: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».

Sarei, saremmo da compatire, comunque, se non fossimo consapevoli che il mondo in cui viviamo non è un mondo uniforme. Che il messaggio religioso, quale che sia, spesso è ignorato, irriso con diffidenza, ostacolato.

Che parlare di queste cose scoccia.

Eppure la celebrazione della Pasqua ricorda quell’incontro che ha segnato la Storia e che ha posto interrogativi agli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini.

Come lo scrittore giapponese Shusaku Endo, autore di diversi romanzi e di uno scritto, Vita di Gesù, che è una lettura fondamentale per capire come lo spirito giapponese possa comprendere il cristianesimo (e con esso buona parte della cultura occidentale). Si comprende molto bene, per esempio, come la “non resistenza” di Gesù di fronte ai suoi aguzzini sia l’elemento principale che affascina il popolo del Sol Levante.

La Pasqua, il suo messaggio di amore e di vita piena, riguarda tutti. E’ un incontro che possiamo fare nostro, perché parla di valori universali.

Lentamente e costantemente, grazie a continui incontri sul tatami, costruiamo il nostro percorso.

Lentamente e costantemente, testimoniando questi valori universali al meglio di quello che riusciamo e nonostante i nostri limiti, possiamo costruire tutti, il nostro percorso che ci porta all’incontro con la radice da cui tutti veniamo.

Come aveva capito bene Sant’Agostino:

Ama e fa’ ciò che vuoi; se taci, taci per amore; se correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore; abbi sempre in fondo al cuore la radice dell’amore; da questa radice non possono che sorgere cose buone.

BUONA PASQUA!

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