Dal “paradoso” al “paradiso” passando attraverso il “paradosso”.

Ogni anno, intorno al plenilunio di primavera ebrei e cristiani celebrano la Pasqua. I primi rivivendo la liberazione dalla schiavitù in Egitto, i secondi commemorando il memoriale della passione, morte e risurrezione di Gesù.

Da qualunque parte si voglia guardare, la Pasqua parla al cuore delle donne e degli uomini di ogni tempo di un passaggio, di una trasformazione, di un cambiamento da una condizione di schiavitù e sofferenza alla libertà.

La narrazione della passione e morte di Gesù è, in fondo, il racconto dell’incapacità dell’essere umano di incontrare la verità e la libertà. La triste resa di fronte ai propri limiti, scegliendo la scorciatoia della rimozione, dell’eliminazione del problema, anziché la necessaria introspezione e il faticoso cambiamento.

Ci fermiamo su tre parole che emergono da questa narrazione nella lingua originale (il Greco antico):

παραδώσω (paradoso, in Greco: consegnare). Giuda consegna Gesù nelle mani di chi lo vuole uccidere. Non riesce a gestire la delusione delle sue aspettative su di lui; non riesce a manipolarne l’insegnamento e la missione; non riesce a conoscere per quello che veramente è colui che, pure, definiva il suo “Maestro”. E allora lo consegna -in Latino: lo “tradisce”.

“Tradire” è proprio questo: consegnare ad altri ciò che è nostro. In altri termini: rinunciare ad “abitare” una relazione, una situazione e lasciarlo fare ad altri.

παράδεισος (paràdeisos in Greco: paradiso). L’uomo, che in Giuda non riconosce “chi” è Gesù, lo incontra quando è crocifisso al suo fianco. “Oggi sarai con me in Paradiso” dice Gesù ad uno dei due condannati che condividono con lui la stessa sorte.

“Paradiso” è questo ritorno alle condizioni iniziali, dove tutto è gratuità e quindi tutto è bellezza armonia, anche quando fuori da questo “giardino recintato”, tutto appare brutto, condannato, morente.

παράδοξον (paràdoxon in Greco: paradosso) è tutto ciò che va contro l’opinione comune. La normale e condivisa esperienza. Niente è più definitivo della morte. Niente di più certo. Nulla è più lacerante del tradimento. Eppure molte donne e molti uomini di ogni tempo e di ogni cultura provano a uniformare la propria vita per fare questo passaggio. Dalla rinuncia a vivere la propria responsabilità alla pienezza. Dal tradimento al paradiso.

Questo è il paradosso dell’annuncio della Pasqua: lo squarcio di luce oltre la definitività della morte. La rinascita nel perdono oltre la ferita e la bruttura di un tradimento. 

Auguri di buona Pasqua!

(“para-dōzo” yoroshiku onegaishimasu). ;D

Andrea & Sara

Disclaimer foto di Jordan Rowland da Unsplash

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