Quanti anni hai stasera?

– Quanti anni hai stasera?

– Quanti me dai bambina?

Vasco Rossi non è certo uno studioso della relatività del tempo. Tuttavia, a volte anche le canzoni aiutano a innescare riflessioni che vanno oltre i quattro minuti e mezzo di “Quanti anni hai” del 1998.

Non abbiamo solo un’età. Almeno, non abbiamo solo l’età anagrafica.

In quel caleidoscopio di esperienze, emozioni, pulsioni, conoscenza, affetti e attività di cui siamo costituiti coesistono diversi aspetti di noi, ognuno contenuto dal medesimo involucro fisico -il corpo- ma ciascuno con la sua specifica storia e la sua specifica maturità e consapevolezza.

Ci siamo mai chiesti chi è che parla e che cosa è che viene fuori quando apriamo la bocca? E’ un esercizio interessante, che si può fare anche quando siamo in ascolto di un interlocutore. Rivela tanto delle nostre radici; e molto più delle nostre, chiamiamole così, tappe evolutive.

Esattamente come in natura, anche il nostro sistema passa attraverso quelli che potremmo definire cambiamenti di stato.

La fine degli studi, per esempio. Non significa che non studieremo più o che non leggeremo più niente, ma certamente, quando il nostro sistema dovrà andare a pescare qualche nozione appresa sui libri, andrà indietro all’età che aveva quando studiava.

L’ingresso nella vita “adulta”, l’inizio di un lavoro e con esso l’acquisizione di nuove competenze, il mettere su famiglia, andarsene dalla casa in cui si è nati, la morte di persone cui si è legati…

Sono molti, ma non così tanti, quei momenti che ci segnano indelebilmente nel fluire del tempo e fanno di noi la persona che siamo: il qui e ora in cui noi riteniamo di essere pienamente diventa così una dimensione in cui le nostre componenti storiche, quelle di cui abbiamo consapevolezza e quelle che ci hanno comunque segnato, emergono.

Così può darsi benissimo che quando la persona di mezza età apre la bocca, a parlare sia il ragazzino di 10 anni che da quel giorno in poi non ha più coltivato quello specifico settore della propria esistenza.

Che a dispensare perle di saggezza alle nuove generazioni non sia l’attempato settantenne ma il ventenne che lo abita e che anni addietro se ne è andato di casa.

L’essere umano è un sistema straordinariamente complesso e affascinante, che vive in una dimensione straordinariamente complessa e affascinante, che possiamo chiamare vita, in cui fa esperienza di un fenomeno straordiariamente complesso e affascinante che è il tempo.

E’ fisicamente impossibile portare nel proprio bagaglio ogni singola esperienza che ci ha condotto fin qui. Non ne siamo capaci. Per rendere presente a noi il nostro viaggio e per poterlo comunicare effettuiamo necessariamente un’operazione di sintesi. Come se da una polifonia che dura da quando siamo nati, estraessimo solo dei campioni, dei brani che riteniamo significativi.

E’ bene ricordarcelo, in ogni contesto in cui viviamo. Perché a volte i nostri anni o i galloni del nostro stato di servizio o i ruoli che ricopriamo (o peggio, pensiamo di ricoprire), ci fanno dimenticare non solo che siamo tutti ancora e sempre in viaggio, esseri in trasformazione. Ma, peggio, ci fanno perdere di vista che in tanti aspetti della nostra esistenza (se non proprio tutti) siamo novellini.

E anche sul tatami… Quanti anni abbiamo (di pratica), stasera che andiamo ad allenarci?
Pochi, anche i più esperti. E comunque meno (solitamente) del sensei.

Il che porta a tre considerazioni finali.

La prima: dentro siamo tutti giovani.

La seconda: una delle qualità della giovinezza è la possibilità di far esplodere il potenziale. A ciascuno di noi la responsabilità di investire in questo potenziale, di camminare verso la maturazione di una propria identità. La Storia è piena di esempi positivi da questo punto di vista e non dipendono dall’età anagrafica.

La terza: la consapevolezza del nostro essere novellini in tante dimensioni della nostra vita è un utile bagno di umiltà per poter crescere. E’ anche un buon antidoto: cuore e orecchie allenati riescono a percepire se di fronte abbiamo una persona che ci parla attingendo alla ricchezza di un percorso di maturazione o se è l’ennesimo pulcino bagnato in cerca di qualche gratificazione, bambino compresso nel corpo di un adulto.

Quanti anni hai stasera?

Discalimer Photo by Pietra Schwarzler on Unsplash

 

 

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