Nel definire l’Aikido, spesso si usa dire che si tratta di un’Arte Marziale in cui non esiste competizione.
Se con questa definizione si intende l’assenza di gare, combattimenti inquadrati da un regolamento e di campionati in cui alla fine c’è un atleta che vince e uno che perde, come nelle declinazioni sportive di Judo, Karate, Taekwondo e discipline simili, si dice una cosa esatta.
Se si pretende di indicare l’Aikido come una disciplina in cui i praticanti non tendono insieme al raggiungimento di un traguardo (com-petere), ovviamente si fornisce una definizione dell’Aikido molto distorta, di fatto caricaturale.
Lo studio di un’Arte Marziale procede in massima parte attraverso l’esecuzione di forme all’interno di una zona di sicurezza che consenta di fare esperienza del sapore del conflitto simulato in combattimenti codificati.
I regolamenti internazionali e federali impongono determinate misure di sicurezza all’interno delle competizioni degli sport da combattimento. Determinate tecniche sono vietate, come è vietato portare determinati colpi su certe zone del corpo dell’avversario, pena una serie di sanzioni o addirittura la squalifica.
Ciò non significa che il combattimento, il kumite, si riduca ad una parodia di uno scontro all’ultimo sangue. Ma ovviamente, per quanto il fisico sia portato a livelli elevatissimi per compiere determinati gesti atletici e di lotta, generalmente l’agonismo che c’è dietro una medaglia consente ad entrambi i combattenti di tornare ai loro affetti dopo la competizione. Su un campo di battaglia le cose ovviamente stavano su un altro piano. Dimenticarsi di questo e credersi i nuovi samurai -per quanto tecnicamente capaci- è un errore di propettiva ed anche un pericoloso atto di ingigantimento dell’ego.
Nella pratica dell’Aikido non si parla propriamente di kumite. Tuttavia le forme di combattimento simulato riemergono nello studio dei kumitachi e dei kumijo: forme di combattimento estremamente codificate con l’uso del bokken o del jo.
Nel nostro obiettivo di contribuire alla diffusione della cultura e della pratica dell’Aikido anche attraverso la diffusione di filmati che riprendano sostanzialmente tutto il programma tecnico di base di bukiwaza così come trasmesso a partire dalla codifica di Morihiro Saito, la pratica dei kumitachi ci è servita per affrontare in maniera organica la questione della pratica delle armi nella nostra disciplina. In particolare della spada.
Il praticante, nei suoi anni iniziali, assorbe una proposta didattica da parte dei suoi insegnanti, senza porsi troppe domande. Dopo un po’ di tempo, soprattutto guardando fuori dal proprio Dojo, si scopre di essere parte di un movimento in cui parallelamente coesistono numerosi dialetti tecnici (gli stili di Aikido) con i quali non è a volte immediato confrontarsi. Si constata inoltre come diversi gruppi non pratichino armi, lasciando al singolo la libertà di iniziativa per orientarsi nel mondo delle scuole di spada giapponesi. Tra i gruppi che propongono una pratica (anche) di armi chi segue l’impostazione di Morihiro Saito (sbrigativamente identificabile come Iwama Ryu) ne ribadisce l’impostazione didattica, ovvero: tra tai jutsu e buki waza c’è una profonda interconnessione. I principi biomeccanici emergono con chiarezza tanto che si maneggi un bastone, una spada di legno o si esegua a mani nude. Nell’Iwama Ryu si tende a sottolineare come l’Aikiken e l’Aikijo siano “la” spada e “il” bastone nella prospettiva dell’Aikido, senza quindi avvertire il bisogno di ulteriori ricerche filologiche.
Ricerche filologiche -o perlomeno pratiche parallele di altre discipline e koryu- che si avvertono in molte altre ramificazioni dell’Aikido, complice anche il fatto che storicamente l’Honbu Dojo non ha investito nella direzione dello studio del bukiwaza come è avvenuto altrove.
Quando si affrontano questi temi si rischia di scivolare in facili semplificazioni ed errori. Il primo è considerare che la pratica dell’Aikido sia corretta se e solo se inserita in un determinato solco didattico. Questa impostazione tendenzialmente è divisiva e nuoce alla trasmissione dei valori di una disciplina. Il secondo è l’irrigidimento basato su ciò che si comprende della tradizione. L’Aikido è un fenomeno umano e quindi necessariamente ancorato a principi che hanno valore se rapportati alla dinamica (non statica) dell’essere umano. Il terzo, più diffuso di quanto si pensi, è che la ricerca filologica e storica (in altri termini: il legittimo indagare sul perché delle cose), si sostituisca da mezzo per crescere a unico fine. Si finisce magari con l’essere esperti di storia del Budo e contemporaneamente col non definire mai delle basi su cui costruire relazioni, traiettorie, comunità.
I kumitachi offrono l’occasione per farsi qualche domanda sulle nostre radici marziali e sulle prospettive.
E’ storicamente dimostrato che nel 1937 Morihei Ueshiba abbia preso parte alla formazione della scuola di spada tradizionale del Kashima Shinto Ryu; è un po’ più discussa l’effettiva influenza sul Fondatore di un’altra corrente di scherma giapponese, lo Yagyu Shinkage Ryu.
E’ storicamente noto che Morihiro Saito fosse un praticante piuttosto evoluto di Kendo e che l’impostazione ricevuta dal Kendo sia stata per certi versi un aiuto a comprendere meglio le prospettive di integrazione dell’uso della spada nel sistema che Morihei Ueshiba giorno dopo giorno iniziò a sperimentare, sedimentare e consolidare.
E’ altresì un dato di fatto che nello Shinshin Aikishuren Kai, la scuola che Hitoira Saito manda avanti nel solco del padre e che, nelle intenzioni, dovrebbe essere custode del messaggio non solo di Morihiro Saito ma, per deduzione, del Fondatore, non si disdegna un’integrazione dello studio dell’Aikido attraverso approfondimenti di Iai; né è un mistero che Yasuhiro Saito sia un praticante di Kashima Shinto Ryu.
Molti validissimi insegnanti di fama mondiale non offrono un insegnamento basato sull’Aikiken o Aikijo; piuttosto integrano proposte tecniche di altre scuole di Jodo o di scherma giapponese.
Che dire?
I kumitachi aiutano a fare ordine.
Prima di tutto a comprendere la differenza fondamentale tra utilizzare un’arma come oggetto contundente o come un oggetto tagliente. Nell’Aikiken (e ovviamente nell’Aikijo), tutti i colpi sono percussivi, non di taglio, sebbene effettuati con un’arma che ha le forme e il peso di una katana. Un ottimo video didattico è stato realizzato da Miles Kessler Sensei su questa distinzione.
Tale differenza concettuale determina anche e soprattutto un approccio radicalmente diverso alla postura. Un colpo percussivo richiede una postura stabile e radicata.
Questo è uno dei motivi per cui, nel 1987, in un’intervista a Roma, Morihiro Saito ribadiva la necessità di una buona comprensione dei suburi di ken per una corretta pratica dei kumitachi. La dinamica di un kumitachi non è possibile a prescindere dalle basi solide della pratica solitaria di un suburi.
Inoltre, nel primo kumitachi riverbera di fatto il medesimo kata proposto nel Kashima Shinto Ryu. Si nota in questo filmato che in realtà il kumitachi dell’Aikiken rappresenta un’evoluzione molto più raffinata di quanto si nota nel Kashima; allo stesso tempo si osserva che nell’affondo fatto al costato del partner si svolge, nel kumitachi dell’Aikiken, una tecnica che non viene praticata nei suburi.
Lo stesso, nel quinto kumitachi, si può dire per movimenti in cui si notano ingaggi nella coppia mediante lo tsuba zeriai a cui segue un attacco al ginocchio con un hiza-guruma. Di tutto questo non vi è traccia nei suburi ed è evidente che si tratta di retaggi da scuole di scherma precedenti.
Se, a tutto questo, si aggiunge che gran parte dei movimenti e delle tecniche a mani nude derivano da un’impostazione dinamica tipica della pratica di spada, si comprende come l’argomento sia stratificato.
Non si tratta di stabilire se ci sia una ragione o un torto. Di capire se chi si dedica all’Aikido faccia bene o meno a imboccare la strada parallela di altre scuole con l’intento di capirci qualcosa di più.
La sensazione è che i riferimenti stilistici della nostra disciplina (Morihei Ueshiba, Morihiro Saito) abbiano già fatto questo tipo di ricerca. Certamente per se stessi; molto probabilmente anche per noi. Resta il fatto che uno dei tratti dell’essere umano è l’irrequietezza curiosa. Le scoperte di chi ci precede possono essere un trampolino o possono essere la prigione del peggior tradizionalismo. Dipende dalla nostra capacità di andare oltre le cose e le apparenze. Per alcuni, tale capacità coincide con una riscoperta di quanto ci è affidato. Per altri serve un altro tipo di percorso. Per tutti, il punto di arrivo di questo viaggio è il medesimo.
Disclaimer: Foto di Sachith Ravishka Kodikara da Pexels
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Di seguito la playlist con i 5 kumitachi e, come “bonus track” il Ki musubi no tachi.
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01 Ichi no Tachi - Aikido Novum Experience - Kumitachi - 一 の 太刀 - 组 太 刀 - 合氣道 - 合氣剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
In ichi no tachi, il primo kumitachi, troviamo traccia di alcune impostazioni delle scuole di spada giapponese, su tutte l’affondo con cui uchitachi punta all’addome di uketachi. Si nota come questo movimento contenga la stessa matrice di sankyo, kaiten nage, koshi nage.
Uketachi, come in go no awase, pensa a tutelare la propria linea di centro difendendola con fendenti che terminano sull’orizzontale, sviando l'attacco di quel tanto che basta per insinuarsi sulla direttrice della linea centrale dell'attaccante.
E’ fondamentale, per una pratica corretta, che nel primo movimento uketachi abbia l’intenzione di sferrare un attacco di fendente; essendo minacciato da uchitachi, tale movimento si contrae in una rapida ritirata.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
Yudansha Aikikai, FIJLKAM
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02 Ni no Tachi - Aikido Novum Experience - Kumitachi - 二 の 太刀 - 组 太 刀 - 合氣道 - 合氣剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
Il secondo kumitachi, ni no tachi, ha parecchie similitudini con shichi no awase, da cui riprende la relazione tra yokomen e affondi (e relative tecniche di controllo).
Uchitachi sferra l'attacco al ginocchio di uketachi nel momento in cui la visuale di questi è impegnata dall'innalzamento del bokken.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
Yudansha Aikikai, FIJLKAM
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03 San no Tachi - Aikido Novum Experience - Kumitachi - 三 の 太刀 - 组 太 刀 - 合氣道 - 合氣剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
In san no tachi, il terzo kumitachi, la coppia fa esperienza di sensibilità e presenza. Attraverso il bokken, uketachi cerca di aprire la guardia del partner, trasmettendogli un impulso sufficente a scatenare l'attacco con una concatenazione di yokomen. L'attacco sarà tanto più fulmineo quanto più uchitachi saprà rimanere in ascolto rilassato della situazione.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
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04 Yon no Tachi - Aikido Novum Experience - Kumitachi - 四 の 太刀 - 组 太 刀 - 合氣道 - 合氣剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
In yon no tachi ritroviamo le tecniche di affondo e di controllo del secondo kumitachi (viste in shichi no awase). Si dà particolare enfasi in questo esercizio allo studio delle distanze e del tempo in relazione agli affondi.
Per tale motivo, dopo il saluto, la coppia si distanzia per meglio esprimere l'affondo e l'uscita dalla linea di attacco.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
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05 Go no Tachi - Aikido Novum Experience - Kumitachi 五の 太刀 - 组 太 刀 - 合氣道 - 合氣剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
Il quinto kumitachi racchiude un'estetica ed una dinamica che lo rendono particolarmente interessante da eseguire.
Nel primo movimento si nota come uchitachi, in un solo tempo, sia costretto a effettuare due fendenti (shomen e yokomen) per riposizionarsi dopo il contrattacco di uketachi che gli sferra uno yokomen uscendo a 90 gradi alla propria sinistra.
Nel secondo movimento si ha una riproposizione delle dinamiche di go no awase.
Il terzo movimento vede un ruolo attivo di uketachi, che punta a impedire al partner l'utilizzo dell'arm, facendo scorrere le lame fino all'altezza dell'impugnatura/elsa (posizione di "tsuba zeriai", retaggio delle scuole di scherma giapponese e del Kendo).
Nel quarto movimento, uchitachi minaccia il ginocchio di uketachi con un movimento di irimi-tenkan che porta il bokken ad un hiza-guruma (tecnica che si ritrova, a mani nude e riadattata, nel Judo).
Nel quinto movimento il kumitachi terminain una posizione finale che è invertita rispetto alla posizione di parteza. Uketachi mantiene la tensione della sua presenza nell'altrui centro e riconduce la coppia alla posizione iniziale.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
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06 - Ki Musubi no Tachi (Otonashi no Ken) - Aikido Novum Experience -组太刀 - 合氣道 - 合氣剣 - 氣結びの太刀 -音無しの剣
Nella pratica dell’Aikiken i kumitachi (pratica di spada in coppia) rivestono una particolare importanza, perché consentono di comprendere l’applicazione dei movimenti imparati con i suburi attraverso un conflitto simulato.
Nei kumitachi, chi prende l’iniziativa è sempre uchitachi, colui che attacca; uketachi, che riceve l’attacco, è anche il soggetto che conclude l’esercizio attraverso una gestione del tempo e della distanza che porta ad accorciare le distanze e a insidiare il centro dell'attaccante senza permettergli ulteriori movimenti.
La pratica dell’Aikiken affonda le radici nelle scuole di scherma giapponesi, da cui il Fondatore dell’Aikido ha attinto per giungere ad una codifica degli esercizi di spada che fosse funzionale a rispecchiare movimenti e posizioni del corpo che sono peculiari dell’Aikido.
La pratica dell’Aikido offre infatti un continuum tra pratica a mani nude (tai jutsu) e pratica con le armi (buki waza).
Propriamente i kumitachi sono cinque secondo la codifica data da Morihiro Saito.
Ki Musubi no Tachi è una modalità di pratica in coppia in cui i praticanti sono legati tra loro dalle reciproche intenzioni, pertanto possiamo dire che questo tipo di esercizio appartiene tanto agli awase quanto ai kumitachi.
Non si tratta dunque di un kata svolto in due persone ma di una pratica molto intensa, in cui confluiscono i kumi tachi (combattimenti simulati di spada) e i ken no awase (le armonizzazioni di spada).
Lo svolgimento del Ki Musubi no Tachi prevede una distanza tale nella coppia che è impossibile entrare in contatto se non nella fase finale.
Come in un gioco di specchi, la coppia inizia l'esercizio con i medesimi movimenti del terzo suburi di ken giungendo ad una posizione di guardia neutra (waki kamae).
Da questa posizione, l'attaccante (uchitachi) intende sferrare un fendente in avanzamento ma viene anticipato da un colpo di punta dal partner (uketachi).
Defilandosi, uketachi permette al fendente di sfogarsi. Tale fendente è controlato con uno gyaku-yokomen e da una posizione di guardia bassa di uketachi.
Uchitachi carica un secondo fendente e viene controllato dal bokken di uketachi che ne insidia il polso.
Su questo controllo, talvolta, l'esercizio si conclude con una proiezione di uchitachi.
Il legame che si crea col "ki", con l'intenzione energica della coppia produce un combattimento molto intenso ma silenzioso, senza il contatto delle armi. Per tale motivo, questa pratica è nota anche come Otonashi no Ken (音無しの剣), ovvero il ken senza suono.
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Nel video:
Andrea Merli
Sara Caruana
Yudansha Aikikai, FIJLKAM
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