Far fiorire il deserto

“L’educazione è cosa di cuore”.

Quando una famiglia decide di iscrivere il proprio figlio, la propria figlia ad un corso, possono esserci vari motivi.

Molto spesso si tratta di un gioco a incastri, una  sorta di tetris che ha come obiettivo andare a occupare il tempo di bimbi e ragazzi. E’ un’esigenza che bisogna comprendere: purtroppo la complessità della  vita spinge verso forme genitoriali più frammentate; il lavoro assorbe e sembra non lasciare spazio ad altro. Essere genitori non è per niente semplice.

Ma al di là di motivi “logistici”, ogni genitore sceglie in base anche a una prospettiva di benessere e di valori. Non c’è genitore che non desideri qualcosa di buono per i propri figli.

Imparare uno sport; relazionarsi con  gli altri; assorbire dei valori.

In una parola: educazione.

Il ruolo di un tecnico, qualsiasi sia l’attività praticata, è dunque quello di essere principalmente un alleato del sistema educativo in cui è immerso il minore.

Perché questa alleanza possa portare frutti, occorre quindi che il tecnico cresca costantemente in tre dimensioni.

La prima è certamente metodologica. Le competenze motorie e cognitive di un bambino sono in costante evoluzione e richiedono di adattare gli allenamenti perché la crescita sia una crescita organica e funzionale. Copiare la modalità di allenamento tipica di un gruppo di adulti è applicarla così come è ai minorenni è ovviamente una prospettiva limitata e fuorviante.

La seconda va nella direzione di dotarsi di strumenti comunicativi che attivino l’empatia e riconoscano le modalità espressive di una generazione che è diversa da quella del tecnico. Ogni generazione ha le sue peculiarità e le sue sensibilità. Riconoscerle per poter instaurare un rapporto di educazione è essenziale.

La terza è valoriale. Il tecnico non può limitarsi a ripetere come un fedele pappagallo i valori contenuti nella disciplina che insegna ma, nel dialogo, può rendersi conto di quanto occorra sostenere, ribadire, evidenziare e orientare quei valori di base che sono il fondamento di una vita serena e di un vivere in armonia in società.

I bambini, anche se piccoli, hanno piacere e bisogno di far emergere il loro mondo interiore, di elaborare il loro vissuto e di far emergere la loro parte valoriale e spirituale. Hanno bisogno, perché messi nelle condizioni di esprimersi lo richiedono, di avere qualcuno che spieghi loro il perché di un valore.

Sono più vicini al mondo dei valori di quanto non lo sia un adulto: questo codice innato ha bisogno di strumenti perché diventi progressivamente consapevole.

Attraverso dunque una preparazione tecnica accurata e dimensionata sulle loro esigenze; insieme alla creazione di un ambiente empatico e di fiducia, è possibile -necessario–andare ad allenare la parte più importante di qualsiasi atleta.

Una parte che, per tanti motivi, resta spesso incolta ma quando viene curata fa rifiorire il deserto in cui a volte ci ritroviamo.

“L’educazione è cosa di cuore: tutto il lavoro parte da qui e, se il cuore non c’è, il lavoro è difficile e l’esito è incerto”.

Lo scriveva don Bosco tanti anni fa e, a vedere i suoi risultati, aveva ragione.

Disclaimer foto di Greg Gulik da Pexels

   Send article as PDF   

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.