Dove finisce la tradizione, dove inizia l’Aikido?

Prima e dopo: uno standard invisibile

Un’innovazione rappresenta sempre uno spartiacque. C’è un prima, che ci sembra impossibile sia mai esistito. Ed esiste un dopo, che è uno standard ormai dato per scontato.

Succede per tutto: nella tecnologia, nelle mode, nelle abitudini di tutti i giorni.

Ed è ovviamente successo anche con l’Aikido.

Un mondo prima dell’Aikido

Talvolta, di fronte al fervore che viene da un forte senso di appartenenza, ci dimentichiamo che prima della figura di Morihei Ueshiba, esisteva un mondo marziale. Un mondo ampio, ramificato e interconnesso, che ha continuato ad esistere durante la strutturazione dell’Aikido e che continua ad esistere ancora oggi.

Quando si dimentica questo, diventa facile cadere in loop infiniti su discussioni interessantissime, come la diatriba sull’intendere il bokken come un’arma da percussione o da taglio, e le conseguenti ripercussioni sulla didattica.

Argomenti che si classificano, per interesse e contributo al progresso dell’umanità, tra le domande sugli esami universitari alle cene di Natale e i commenti sugli exit poll delle parlamentari sulle Isole Vanuatu.

Aikido come innovazione

Se, come è, l’Aikido è un’innovazione, allora, come tutte le innovazioni, è il risultato di una qualche rivoluzione, tanto di processo, quanto di prodotto.

Ed è appunto nel processo – poi cristallizzatosi nel programma tecnico – che troviamo tracce di un mondo marziale altamente interconnesso.

Tracce di altre scuole

Si dice, a ragione, che le tecniche a mani nude derivino dalla spada.

Come già approfondito altrove, negli esercizi avanzati dei kumitachi ci sono tracce evidenti di kata del Kashima Shinto Ryu, che precede l’Aikido di quasi cinquecento anni.

Parlando di koshinage, una tecnica a noi cara, avevamo evidenziato come nel Judo esista una vasta famiglia di tecniche basate sull’uso attivo delle anche: i koshi waza.

La famiglia “otoshi”

Andando oltre, è interessante notare come nel programma tecnico emerga una famiglia di finalizzazioni tecniche nota come otoshi, che nel Judo rappresenta un’ampia famiglia di tecniche.

Così abbiamo:

  • sumi otoshi 隅落とし – caduta d’angolo, far cadere angolarmente (letteralmente: angolo di caduta)
  • kiri otoshi 切り落とし – caduta secondo la linea di taglio
  • ganseki otoshi 岩石落とし – caduta massi (letteralmente: far cadere una roccia)

Tecniche che di “Aiki”, qualsiasi cosa intendiamo con questa parola, hanno ben poco.

Il significato di “otosu”

È interessante notare che il termine otosu 落とす, da cui deriva otoshi, significa sì far cadere, ma ha assunto nel tempo — nel Judo e nelle arti marziali — anche il significato di far svenire.

Un’immagine che richiama tanto la “pera cotta” che cade priva di sensi, quanto le tecniche di strangolamento (shime waza) del Ju Jutsu, oggi per lo più escluse o ammorbidite nel programma tecnico.

La contaminazione come base

Si vede dunque che anche nei programmi didattici degli stili considerati più funzionali o più filologicamente legati a Morihei Ueshiba, emergono segni evidenti di ricerca, integrazione e contaminazione di mondi diversi.

Che dire?

Scoprire che la caratteristica dell’innovazione è adattare al presente le competenze del passato, significa riconoscere il valore reale della tradizione.

Una tradizione da rispettare ma non da conoscere tutta fin dalla fondazione del mondo. Non si fa un gran servizio né a se stessi né all’Aikido cercando di diventare enciclopedici.

Lo studio delle radici, delle koryu, ha dignità, ma rischia di perdersi in sterile nozionismo. Allo stesso modo, una comprensione profonda del programma tecnico non basta da sola a generare miglioramento o attrattiva. Conta l’uso del linguaggio tecnico per parlare al cuore delle persone.

Il fuoco della tradizione

E in fondo, se si intende la tradizione come il tramandare un fuoco più che la sua cenere, allora anche nel nostro mondo si può — e si deve — diventare più magnanimi verso quei sensei che, mantenendo un nucleo tecnico di base, fanno ciò che faceva anche O Sensei: sperimentano.

Se avranno seguito perché la sperimentazione produrrà innovazione, allora avranno creato Aikido.
Sennò…

七転び八起き – nana korobi ya oki
Cadi sette volte, rialzati otto.

Disclaimer: Foto di MC QUATTRO da Pixabay

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